Pannelli solari travestiti da antiche tegole romane o da mattoni di terracotta per adattarsi allo skyline della città. Il caso di Èvora, lighthouse city del progetto finanziato dall’UE POCITYF volto a riqualificare le città storiche in smart cities
Le soluzioni innovative adottate dal parco archeologico di Pompei e dalla città portoghese di Évora aprono la strada a un modello ispiratore: trasformare i vincoli architettonici in beni, valorizzando il patrimonio e la sostenibilità.
Ogni anno oltre 3,5 milioni di turisti provenienti da tutto il mondo visitano Pompei per ammirare le rovine lasciate dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Oggi il Parco Archeologico abbraccia lo sviluppo sostenibile e, insieme alle pecore recentemente introdotte per tagliare l’erba nel parco archeologico, il focus si rivolge ai pannelli solari invisibili installati sulla Casa di Cerere, su un thermopolium e sulla Casa dei Vettii. Alla vista sembrano tegole di terracotta usate dai Romani, ma producono l’elettricità necessaria per illuminare gli affreschi. In questo modo, si rispetta il paesaggio e si risparmia.
Tecnicamente chiamate ‘tegole fotovoltaiche’, i pannelli solari invisibili utilizzati a Pompei sono stati creati e brevettati dall’azienda Dyaqua, piccola impresa familiare che produce in modo artigianale innovativi prodotti di illuminazione e fotovoltaico. Riconosciute dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBACT) come soluzione per il miglioramento dell’efficienza energetica nel patrimonio culturale, il funzionamento di queste tegole fotovoltaiche si basa sul principio della bassa densità molecolare. Ciascun modulo è formato con un composto polimerico atossico e riciclabile, che viene appositamente lavorato per incentivare l’assorbimento dei fotoni. All’interno del modulo sono incorporate delle normali celle di silicio monocristallino. La superficie, opaca alla vista e trasparente per i raggi solari, permette alla luce di entrare ed alimentare le celle.
Nei prossimi mesi, le tegole fotovoltaiche copriranno i tetti di alcuni edifici pubblici a Spalato, in Croazia, e a Évora, in Portogallo. Insieme ad Alkmaar, nei Paesi Bassi, la città portoghese è uno dei siti dimostrativi che sta testando soluzioni innovative volte a coniugare la sostenibilità con la valorizzazione del patrimonio architettonico e culturale, nell’ambito del progetto europeo POCITYF.
“Entro il 2050 si prevede che l’80% della popolazione vivrà in aree urbane, a loro volta responsabili dell’80% del consumo energetico globale. Questi numeri dimostrano perché è fondamentale che le città storiche, che spesso devono affrontare restrizioni legali per l’adeguamento degli edifici di interesse storico, diventino più sostenibili”, dichiara Marcello Bardellini, Project Manager di POCYTIF, parte del team di ICONS, organizzazione leader nella comunicazione scientifica che guida le attività di comunicazione del progetto finanziato dall’UE. “Obiettivo di POCITYF è proprio aiutare le città storiche a diventare smart, partendo da due città faro, Alkmaar nei Paesi Bassi ed Evora in Portogallo, per replicare le azioni in sei Fellow City europee. Gli interventi vogliono fornire un impatto a lungo termine sulla qualità della vita dei cittadini agendo sulla flessibilità delle aree urbane per unire la mobilità elettrica e le tecnologie ICT ad una pianificazione urbana partecipata”.
L’italiana Tegola Canadese del Gruppo IWIS, azienda specializzata nella produzione di tegole canadesi e tegole fotovoltaiche è tra i partner tecnici del progetto europeo. “Évora è una città bellissima, in cima a una collina, esposta a sud”, spiega Graziano Peterle, responsabile R&D del Gruppo IWIS. “Poiché non è pianeggiante, ovunque ci si trovi è possibile vedere ogni singolo tetto della città. La maggior parte di essi sono rossi o in terracotta, ma poiché i pannelli fotovoltaici sono solitamente blu scuro o neri non passano inosservati. Per questo motivo il Comune ha insistito per implementare una soluzione invisibile”.
L’unico modo per mascherare i pannelli solari sarebbe stato quello di dipingerli, ma questo avrebbe ridotto le loro prestazioni energetiche. Per questo motivo Dyaqua è stata chiamata da Tegola Canadese, che gestisce altre soluzioni a Évora. Mentre le tegole fotovoltaiche copriranno il tetto del municipio, Tegola Canadese si occuperà della copertura di un palazzetto dello sport, di un centro scientifico e di due parcheggi, facendo leva sulla tecnologia Tegosolar. “A differenza dei pannelli fotovoltaici tradizionali, che sono elementi esterni, la nostra soluzione consiste in un vero e proprio materiale di copertura. Qualche anno fa, il governo italiano ha istituito delle sovvenzioni per l’installazione di impianti fotovoltaici. Tuttavia, gli incentivi erano maggiori per le soluzioni integrate nei tetti. Da qui l’idea di sviluppare una soluzione calpestabile e completamente piatta. Tegosolar ha inoltre un vantaggio estetico perché non sporge dal tetto ed è invisibile dalla strada. È anche più sicuro perché resiste ai forti venti ed è meno sensibile alla direzione del sole”, spiega Peterle.
Soluzioni come Tegosolar e le tegole fotovoltaiche sono fondamentali per coniugare sostenibilità e conservazione, nonché tutelare e valorizzare il patrimonio. Un aspetto fondamentale è considerare i siti culturali, gli edifici antichi e le città storiche non come ostacoli, ma come risorse per ridurre le emissioni di carbonio. La sfida è di non danneggiare gli edifici storici per scopi contemporanei ma di utilizzare le soluzioni più innovative, rispettando il valore e il patrimonio culturale.
Una volta dimostrato il successo, soluzioni come le tegole fotovoltaiche saranno testate dal progetto POCITYF anche nelle città di Bari (Italia), Ioannina (Grecia), Granada (Spagna), Celje (Slovenia), Hvidovre (Danimarca) e Újpest (Ungheria).